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Dal vocabolario italiano: Yacht

  • (forestierismo)(marina)(meccanica)(tecnologia)(ingegneria) panfilo, barca da diporto

Sillabazione yacht

Etimologia dall'inglese yacht

Tratto dalla voce YACHT del Wikizionario

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Più modi di dire: Yacht

panfilo , barca ...

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Yacht

Yacht, significato del termine e tipologie di imbarcazioni

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L’etimologia del termine yacht proviene dalla parola olandese “jacht” che all’epoca veniva utilizzata per indicare le veloci imbarcazioni a vela impiegate per dar la caccia ai pirati lungo le coste dell’Europa settentrionale.

Con il termine “yacht” si indicano invece oggi tutte imbarcazioni da diporto, a vela o a motore che siano, dotate almeno di una cabina in grado di consentire all’equipaggio di dormire a bordo.

Non esiste una definizione asseverata che definisca la lunghezza di questa famiglia di imbarcazioni ma, l’uso comune, tende a definire uno yacht come un’imbarcazione di lunghezza superiore ai 33 piedi, ovvero circa 10 metri.

Come dicevamo uno yacht può essere dotato di propulsione a vela, a motore, o mista. Può avere più di uno scafo e, se supera i 25 metri, merita anche la definizione di superyachts. Lo Yacht quando è maggiore di 50 metri viene definito megayacht e, caso sempre più frequente, quando supera i 100 metri diviene infine un gigayacht.

Uno yacht espone normalmente una bandiera che corrisponde alla nazione in cui l’imbarcazione è registrata anche perché, qual ora l’imbarcazione ne sia sprovvista, potrebbe essere catturata e condotta nel porto più vicino per essere sottoposta a un’“inchiesta di bandiera”. Quanto al diritto marittimo internazionale, lo yacht è considerato a tutti gli effetti territorio dello stato della bandiera che batte, alla cui sovranità corrispondente l’equipaggio è soggetto.

Uno yacht che batte la bandiera di uno stato, a meno di sospetto fondato di attività illecite, può essere fermato per controllo solo dalle navi militari della medesima nazione. Quando uno yacht entra nelle acque territoriali di una nazione diversa da quella di bandiera è obbligato all’esposizione della bandiera di cortesia. Tale pratica equivale a una dichiarazione di assoggettamento alle leggi di navigazione dello stato in cui si sta navigando.

A vela e a motore

La prima grande distinzione va fatta fra gli yacht a vela e quelli a motore. La diffusione attuale nel mondo di queste due famiglie è decisamente spostata verso gli yacht a motore che compongono il parco navigante in ragione del 75% circa del totale.

Il progresso ed il design hanno generato molte e diverse categorie di yacht a motore, andiamo a scoprirle insieme.

Yacht a motore

Visto da poppa uno yacht flybridge è spesso dotato di una cosiddetta spiaggetta, ovvero una piattaforma che facilità l’acceso al mare e su cui si poggiano i water-toys o semplicemente utilizzata per tuffarsi. Dalla spiaggetta si può accedere tramite una scalinata, o anche due simmetriche, al ponte principale. Talvolta fra queste due scalinate è previsto un “garage” adatto a contenere la sala macchine, un tender e altre dotazioni di bordo.

Il ponte principale è caratterizzato dalla presenza della cabina di pilotaggio, al cui interno è ricavato un grande salone open-space con divani e cucina.Dalla cabina di pilotaggio spesso si accede sottocoperta, chiamata anche ponte inferiore, dove normalmente trova spazio la zona notte, ovvero le cabine.

Yacht a motore

Sul ponte di prua vi è spesso un grande prendisole e a delimitarlo c’è un “musone” per salpare l’ancora. La prua è spesso “recintata” dai tientibene, che sono delle prese fondamentali per la sicurezza in mare.

E veniamo al perché uno yacht è definito flybridge. Il flybridge è un ponte superiore, aperto a 360 gradi e spesso coperto da un Hard-top, un tetto di norma realizzato in vetroresina. Sul flybridge c’è di norma un’ulteriore postazione di comando che permette di pilotare da una posizione più panoramica. Di sovente sul flybridge c’è un’ulteriore cucina, ma anche altri divani e prendisole.

Gli yacht open sono privi di flybridge e normalmente il loro ponte principale è completamente aperto. La postazione di comando può essere frequentemente coperta da un T-Top . Sottocoperta, in funzione della lunghezza dell’imbarcazione, sono presenti spazi vivibili per l’equipaggio che possono comprende dinette, cabine e servizi. Gli yacht open possono essere walk-around, ovvero con la possibilità di camminare liberamente lungo tutto il perimetro dell’imbarcazione, oppure possono avere la prua chiusa ed esporre cosi un piano di coperta rialzato.

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Lo yacht coupé è uno yacht privo di flybridge, caratterizzato da un design sportivo, che ha il ponte principale aperto a poppa. Molto spesso è dotato di tetto apribile ed è sempre dotato di passavanti che collegano la poppa alla prua. Si tratta di un’imbarcazione che, in funzione delle sue dimensioni, è adatta alle crociere a medio e lungo raggio.

Yacht Coupe

È un tipo di yacht importante, che trova origini nell’East Coast americana dove veniva impiegato come barca da pesca per le aragoste. Ha un’estetica romantica, talvolta vintage, e si dota di forme sinuose che, per alcuni, richiamano gli anni 50. Molto azzeccato per la navigazione e per la convivialità, grazie anche a un ampio divano nel pozzetto, il lobster è una barca iconica che offre tanto comfort e spazio sottocoperta per almeno una cabina e un bagno.

Trawler/Navetta

Absolute Navetta 64

Il trawler è essenzialmente uno yacht destinato agli armatori che desiderano passare molto tempo a bordo, motivo per cui le volumetrie interne vengono portate al loro massimo ed il ponte superiore è sempre presente. Della famiglia dei trawler fanno anche parte le celeberrime minorchine, imbarcazioni che traggono inspirazione dalle llaüts dell’isola di Menorca.

Sempre più diffuso anche fra gli yacht a motore, per le sue intrinseche caratteristiche di stabilità e capienza, è il multiscafo. Nella stragrande maggioranza dei casi è un catamarano destinato alle lunghe permanenze in mare.

Yacht a vela

Gli yacht a vela sono imbarcazioni dove la propulsione dovrebbe principalmente essere affidata all’energia trasmessa dal vento. In passato i motori degli yacht a vela erano di bassa potenza, utilizzati prevalentemente per entrare ed uscire dai porti ma oggi, per ovvi motivi di praticità e comodità d’utilizzo, sono presenti con potenza sufficiente a far navigare lo yacht a vela con una velocità di crociera almeno pari alla sua velocità teorica di carena. Questo fa sì che le imbarcazioni a vela possano essere impiegate efficientemente anche in totale assenza di vento.

Lo Yacht a vela può essere armato in molti modi diversi, questi i più diffusi in epoca moderna:

Sloop : è l’armo più diffuso nelle imbarcazioni moderne, si caratterizza per la presenza di un solo albero dove sono armati una randa e un fiocco o un genoa. L’armo a sloop si è diffuso negli anni perchè è il più semplice da gestire in equipaggio ridotto ed è anche quello che offre il miglior rapporto fra facilità d’utilizzo e prestazioni a vela.

Cutter : Molto usato per le lunghe navigazioni è caratterizzato dalla presenza di una randa e due fiocchi armati su un unico albero. Normalmente i due fiocchi sono un genoa e una trinchetta che vengono usati singolarmente, in funzione delle condizioni meteo.

Ketch : è l’armo più usato  negli yacht a vela a due alberi e prevede un albero di maestra, dove sono armati una randa ed un genoa, ed un albero di mezzana, posto a prua dell’asse del timone, dove è armata una sola randa. Il frazionamento delle vele rende questo tipo di imbarcazione idonea alle navigazioni con cattivo tempo.

Yawl : è esattamente come il ketch ma vede l’abero di mezzana posizionato a poppa dell’asse del timone.

Gli yacht a vela possono essere monoscafi o multiscafi, ovvero catamarani o trimarani ma in ogni caso possono essere suddivisi in queste categorie di utilizzo:

Yacht a Vela

Facili da condurre e dotati di grandi spazi sopra e sotto coperta, questi yacht sono normalmente caratterizzati da un rapporto lunghezza/larghezza sbilanciato a favore della seconda, da una superficie velica contenuta e da motorizzazioni più potenti della media.

Gli interni di queste imbarcazioni sono completi e raffinati e spesso vedono ogni cabina avere il suo bagno privato.

Il piano di coperta e le atrezzature destinate alla navigazione a vela sono semplificate, spesso elettrificate e ridotte al minimo.

Crociera Regata

Yacht a Vela

In queste imbarcazioni, pur essendo ancora presenti interni lussuosi e completi, sono presenti anche tutte le attrezzature necessarie alle regolazioni di fino delle vele e la superficie velica è generosa.

Questa è una categoria dove si comincia a guardare con attenzione sia al peso complessivo dell’imbarcazione che alla forma dello scafo.

le linee di carena vengono infatti studiate per favorire le performance e, inevitabilmente, questo porta ad avere interni di dimensioni leggermente ridotti rispetto a quelli degli yacht a vela da crociera pura di pari lunghezza.

Regata Crociera

Neo 430 Roma

L’armatore che acquista questa tipologia di imbarcazioni ha già fatto regate di circolo e ora vuole cimentarsi nel livello superiore. Gli scafi sono leggeri e possono talvolta essere in carbonio, tutte le regolazni delle vele sono “di fino” ovvero improntate all’insegna del raggiungimento della massima performance.

Il piano di coperta è decisamente studiato per regatare in equipaggio e il rapporto superficie velica dislocamento è sbilanciato a favore del primo fattore, questo fa si che questi siano yacht più difficili da condurre in equipaggio ridotto ma, viceversa, in grado di esprimere performance del tutto simili a quelle delle imbarcazioni da regata pura.

Gli yacht da regata pura sono yacht a vela costruiti esclusivamente per regatare. Liberi da qualsiasi vincolo commerciale sono realizzati in funzione della tipologia di regate che si vuole affrontare e, sopratutto, del rating che si vuole ottenere. Gli interni di queste imbarcazioni sono ridotti al minimo, spesso realizzati con tubolari o in legggerissimo carbonio. Sono barche in grado di planare e di bolinare ad angoli ridottissimi dal vento ma non vengono quasi mai utilizzate in ambito diportistico.

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Luca D'Ambrosio

Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.

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  • fast-commuter
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  • Guarda qui tutti i tipi di barca a motore.

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Sasga Menorquin 54 FB

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  • sono in general imbarcazioni pensate per le lunghe navigazioni e per resistere a condizioni meteo-marine anche molto avverse. Guarda qui tutti i tipi di barca a motore.

Punti comuni tra barca planante e dislocante

4 commenti su “tipi di barche: planante o dislocante ecco la differenza”.

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Buongiorno gradirei essere aggiornato sui modelli nuovi

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Sono interessato soltanto a barche a vela, per cui se possibile gradirei informazioni e aggiornamenti solo in tal senso. Grazie..

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Luigi , anche io sono interessato alle barche a vela ma la rivista si chiama BARCHE A MOTORE e sebbene molto elementare in questo articolo, svolge comunque ottimamente la sua funzione

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Daily Italian Words

Italian Phrase: Che cosa vuoi dire? (What do you mean?)

If someone provides you with an explanation but you struggle to understand the meaning behind their words, it is only natural to ask the question: What do you mean?

One way to express this in Italian is with the phrase Che cosa vuoi dire? which, word-for-word, can be translated as What do you want to say?

Che cosa vuoi dire?

What do you mean?

what do you mean in italian

Che cosa is the combination of the words che and cosa and together they mean “What?” However, in more informal situations, you will hear these words used individually as an interrogative. Che on its own is more prolific in central and southern Italy, whereas cosa is heard more in the north and Sardinia.

  • Che cosa vuoi dire? = What do you mean? (more formal, used everywhere)
  • Che vuoi dire? = What do you mean? (central and southern Italy)
  • Cosa vuoi dire? = What do you mean? (northern Italy and Sardinia)

Vuoi is the second-person singular of the modal verb volere meaning “to want / to wish”. If you change it to the third-person singular vuole , the phrase can take on two meanings:

  • you’re using the formal you ( Lei ) because you’re talking to a judge or a lawyer for example
  • you’re asking what something means.

Often, Italians will troncate the e at the end of vuole for the second meaning, which makes it easier to distinguish the two.

  • Che cosa vuole dire? = What do you mean mean? (formal you)
  • Che cosa vuol dire? = What does it mean?

Che cosa vuol dire?

What does it mean?

Finally we come to dire which means “to say / to tell” in Italian.

Young african man in scarf and hat showing italian gesture that means what do you want over yellow background.

Another possible way to word this phrase is by using the verb intendere which means “ to intend “. However it will give the phrase an even more formal tone. You can also add di preciso , which means exactly , to add extra emphasis.

Che cosa intendi (di preciso)?

What do you mean (exactly)?

On the less formal end of the spectrum, we also have the expressions In che senso? (lit. In what sense?) and Ma come? (lit. But how?).

Non posso andare. – In che senso non puoi andare? Abbiamo già prenotato i biglietti!

I can’t go. – What do you mean you can’t go? We’ve already booked our tickets!

Below are a few other expressions that are used to inquire about the meaning of things:

  • Che cosa vuoi inferire? = lit. What do you want to infer?
  • Come sarebbe (a dire)? = What do you mean? (used when there is a conflict) / What’s that supposed to mean?
  • Che cosa significa? = What does it mean? (more formal than vuol dire )

Heather Broster

Heather Broster is a graduate with honours in linguistics from the University of Western Ontario. She is an aspiring polyglot, proficient in English and Italian, as well as Japanese, Welsh, and French to varying degrees of fluency. Originally from Toronto, Heather has resided in various countries, notably Italy for a period of six years. Her primary focus lies in the fields of language acquisition, education, and bilingual instruction.

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Parti della barca e termini marinareschi

Termini marinareschi e parti della barca: il vocabolario del mare.

I termini marinareschi, sentiti per la prima volta, possono spiazzare. Tutti insieme costituiscono un vocabolario davvero particolare e affascinante, inoltre sono importanti per garantire un buon livello di sicurezza. 

Le parti della barca che compongono il nostro mezzo nautico sono molte e hanno una nomenclatura specifica che ogni armatore dovrebbe conoscere prima di salpare, anche nel caso si rimanga vicino alla costa e si vogliano intraprendere piccole gite giornaliere in compagnia o in solitaria. Una buona conoscenza di tutte le parti della nave è fondamentale, nel seguito cercheremo di offrire una panoramica dei termini marinareschi legati alla barca più usati, che non si possono non conoscere.

Per approfondire invece il glossario della comunicazione a bordo leggi “Termini nautici utili da conoscere prima di salire a bordo”.

Perché esistono tutti questi termini marinareschi?

Il glossario nautico ha una tradizione millenaria come tutti sappiamo e nel corso del tempo si è evoluto per stare al passo con il progresso tecnologico. Alcuni termini marinareschi sono rimasti gli stessi, altri sono stati sostituiti con nomi e verbi più moderni (è il caso dei termini babordo e tribordo, ormai ampiamente in disuso).

Conoscere le parti della barca e la nomenclatura legata alle azioni che si possono compiere a bordo è importante anche per preservare questo prezioso patrimonio che ci è stato tramandato di generazione in generazione. Inoltre avere a disposizione termini marinareschi specifici e univoci permette all’equipaggio di non confondersi durante la comunicazione, che in mare e soprattutto nei momenti di potenziale pericolo deve essere efficace e rapida per portare nel più breve tempo possibile a una soluzione dei problemi. Infatti una buona comunicazione ha come risvolti positivi precisione e tempestività di azione, che in molti casi fanno la differenza tra la salvezza e il verificarsi di una tragedia.

Al giorno d’oggi la navigazione è molto più sicura grazie agli strumenti elettronici che abbiamo a disposizione ma possedere un buon vocabolario che includa la maggior parte dei termini marinareschi in uso è sempre consigliato.

Nel seguito ci soffermeremo in particolare sui termini marinareschi che riguardano le parti della barca a motore perché sono quelle maggiormente in uso tra gli armatori di oggi,  facendo una distinzione tra parti della barca e nomenclatura dei verbi o delle attività riguardanti la barca a motore.

Le parti della barca, i termini marinareschi indispensabili.

Uno dei primi termini che si incontrano quando si scopre il mondo della nautica è natante , ovvero una barca a motore di lunghezza inferiore ai 10 metri.

Lo scafo è la struttura portante della barca, può avere due forme, a V o tonda, e può essere costituito da diversi materiali. Quello originario è il legno ma nel settore della nautica da diporto moderna gli scafi sono fatti per lo più in vetroresina o alluminio.

parti di una barca, scafo, poppa , opera viva, carena.

La carena è la parte dello scafo che rimane sommersa quando la barca si trova in acqua ed è detta anche opera viva. Viceversa la parte che rimane al di sopra della linea di galleggiamento è detta opera morta .

Quando si parla di lunghezza fuori tutto si intende la lunghezza massima dello scafo, calcolata tra i punti estremi della sua struttura, non include eventuali appendici che possono essere attaccate allo scafo ma non siano parte integrante della sua struttura.

La chiglia è la parte centrale dello scafo, la spina dorsale che lo percorre tutto da prua a poppa e su cui tutto il peso della barca viene scaricato. Si trova nella parte bassa della carena ed è quella che maggiormente contribuisce alla stabilità e al mantenimento della rotta.

Il madiere , nella struttura dello scafo, è una delle travi trasversali più spesse e basse nelle quali si incastra la chiglia. Il paramezzale invece è la trave longitudinale posta sopra i madieri in corrispondenza della chiglia e serve per dare stabilità a tutta la struttura. Questi termini marinareschi sono più utili nel caso di scafi in legno ma è bene conoscerli perché fanno parte dell’abc del glossario nautico.

La fiancata (o fianco) della barca è la parte laterale esterna dello scafo, destro o sinistro. Murata invece è il nome con cui si indica il fianco interno di un’imbarcazione, riferendosi in modo particolare alla sua parte emersa.

Poppa e prua (o prora) della barca sono rispettivamente la sua parte posteriore e anteriore.

Dritta e sinistra invece sono i termini marinareschi che hanno sostituito i desueti babordo e tribordo, ovvero parte destra e sinistra della barca guardando la prua.

Il ponte è una struttura continua orizzontale che copre lo scafo completamente. In generale sulle navi di grandi dimensioni possono essere presenti molti ponti, il ponte superiore a ogni altro si chiama coperta. Tutto ciò che si trova sotto ad esso, ovvero l’ambiente interno di un’imbarcazione si dice sottocoperta (o abbasso).

Il pozzetto è tra le parti della barca a motore quella dedicata al movimento, zona che può essere sia operativa come area di pilotaggio e manovra, sia dedicata ai passeggeri, in cui sedersi e rilassarsi godendo della convivialità tra amici e famigliari. Quando dotato di ombrinali , fori che permettono il deflusso dell’acqua, si dice che è autosvuotante . Caratteristica molto importante in caso di pioggia forte e mare mosso.

La sentina è, all’interno dello scafo, la parte più bassa, quella zona utile a raccogliere tutti i liquidi reflui che possono accumularsi durante la navigazione, eventualmente prodotti dall’umidità interna e dalla condensa. Il controllo delle zone di sentina, che devono essere sempre pulite e asciutte, è fondamentale per assicurarsi che lo scafo sia in buone condizioni. Per questo sopra la chiglia sono presenti i fori di sentina , che consentono all’acqua raccolta di scorrere nella parte più bassa per essere poi pompata via.

Il mascone , di dritta o di sinistra, è la parte del fianco dello scafo compreso tra la metà e la prua.

Il timone è l’elemento dalla forma piatta fatto di vetroresina o metallo (originariamente di legno) che, posto sotto alla barca, fornisce la direzione durante la marcia. Viene controllato generalmente da un volante (o più di uno nelle barche di grosse dimensioni), mentre nelle imbarcazioni più piccole è gestito da una leva posta a poppa che permette lo sterzo.

I flap , anche detti “trim tabs”, ovvero variatori d’assetto, sono degli accessori che servono per dare stabilità allo scafo. Vengono applicati in coppia sullo specchio di poppa dell’imbarcazione per compensare grazie alla loro inclinazione i fenomeni di beccheggio e rollio , che si verificano quando la barca oscilla rispettivamente lungo il proprio asse trasversale e longitudinale.

La passerella è un asse mobile, talvolta provvisto di ruote, utile a far salire e scendere le persone quando la barca è ormeggiata e può essere dotata oppure no di battagliola.

Un accessorio spesso presente sulle barche è la biscaglina , una scaletta trasportabile formata da due cime di fibra vegetale collegate insieme da pioli di legno di forma cilindrica o piatta (tarozzi).

Su imbarcazioni da diporto e da pesca, il flybridge è un ponte sopraelevato posto sopra alla plancia di comando dotato di timoneria e talvolta area vivibile per i passeggeri.

Altre parti della barca e termini marinareschi da conoscere.

Bitta è il termine con il quale si indicano tutti gli elementi terrestri e marini utili per ormeggiare la barca e assicurarla attraverso le cime apposite. Può avere molte forme e dimensioni a seconda del tipo di imbarcazione.

La galloccia (o bitta a galloccia) è un oggetto di metallo attaccato alla barca che serve per assicurare un cavo o una cima. Tradizionalmente consiste di una placca avvitata sulla superficie della barca dalla quale partono una o più aste collegate a un’altra asta, parallela alla base, dotata di due lunghe estremità appuntite o svasate, le falchette , grazie alle quali la cima può essere annodata senza scappare via.

Cavi e cime: sono detti cavi tutti i tipi di corde o funi di vario materiale che possono trovarsi a bordo di una barca, in particolare quelle metalliche o in fibra vegetale più spesse. Si dicono invece cime quelle di diametro minore fatte di fibra vegetale. Tra queste, la cima ritorta è realizzata attorcigliando due o più fibre ritorte l’una con l’altra. Per la sua capacità di maggiore elasticità è utilizzata per lo più per l’ormeggio, l’ancoraggio e per sistemare i parabordi.

La sagola è invece una cima di piccole dimensioni, entro il mezzo centimetro, fatta di fibra sintetica. Viene usata per esempio per fissare uno scandaglio, una bandierina di segnalazione o altre attrezzature. A bordo corde o funi non sono termini marinareschi accettabili!

termini marinareschi la battagliola su una barca

La battagliola  è una ringhiera perimetrale, ha una struttura in acciaio inox rigida che protegge e circoscrive la coperta.

Il parabordo è un corpo elastico e gommato che viene posto sulle fiancate dell’imbarcazione come protezione dagli urti durante le manovre di ormeggio e disormeggio in banchina o dalle altre barche. Può essere gonfiabile o no e avere molte forme, sferica, cilindrica, eccetera.

Il bottazzo è un rinforzo paraurti che si applica sulla superficie dello scafo nella sua parte più sporgente e maggiormente sensibile agli urti durante le operazioni di manovra, può essere di legno, di plastica o di fibra tessile.

Il passauomo è un’apertura della coperta di grandi dimensioni dotata di copertura per la protezione dal mare e dalla pioggia, un grande osteriggio.

Barca Eolo, roll bar nero

Termini marinareschi relativi ad alcuni accessori della barca.

Quando si parla di bimini ci si riferisce a tutte quelle strutture tubolari metalliche che, montate nella zona del pozzetto e grazie all’aiuto del tendalino , riparano dai forti raggi solari. In primavera e estate spesso la calura a bordo può diventare insopportabile e queste strutture rappresentano degli alleati fondamentali per garantire la godibilità della giornata.

Il roll bar è una struttura pensata principalmente per ridurre l’ingombro nel pozzetto e consiste in un arco tubolare metallico o una fascia a corpo unico che consente di montare ciò che non si vuole tra i piedi, per esempio antenne, pannelli solari e luci di via.

Il tiemo è un telo artigianale utilizzato per coprire la barca, suddiviso in parti collegate insieme da cerniere. 

La boa di segnalazione è il galleggiante che viene usato per segnalare potenziali pericoli come secche e bassifondi. Può essere luminosa in presenza di nebbia e talvolta dotata di riflettore radar.

La luce di fonda è una luce bianca che viene posizionata sullo strallo di prua da barche all’ancora, per poter essere ben visibili.

Il grillo invece è un oggetto metallico a forma di U con due fori alle sue estremità attraverso i quali passa un perno avvitato. Viene usato per collegare oggetti tra di loro.

I termini marinareschi possono talvolta confondere un armatore alle prime armi, è il caso del termine golfare , che non è un verbo ma un qualsiasi anello metallico unito fortemente alla struttura dello scafo.

Oltre a chiarimenti sui termini marinareschi nel nostro shop nautico puoi trovare pezzi di ricambio e accessori per completare l’equipaggiamento della tua barca!

Per arricchire e tenere vivo il proprio glossario nautico non basta un articolo sui principali termini marinareschi, ma speriamo ugualmente di averti trasmesso qualche nozione utile per le tue prime uscite in barca. Ricorda sempre di prepararti a sufficienza e di testare spesso le tue conoscenze, la sicurezza in barca come su qualunque mezzo di trasporto, non è mai troppa.

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Classificazione Unità da diporto e limiti di navigazione

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Il codice della nautica ha cambiato la fisionomia della nautica. E’ stata soppressa la distinzione delle unità da diporto, in relazione al mezzo di propulsione. Le unità a motore, quelle a vela, anche se con motore ausiliario e i motovelieri hanno perduto il regime giuridico che le caratterizzava. Le unità in quest’ottica sono classificate dal costruttore e non più dalla legge in relazione al tipo di propulsore (vela o motore).Secondo i principi fissati dalla novella, per unità da diporto si intende “ogni costruzione di qualunque tipo e con qualunque mezzo di propulsione destinata alla navigazione da diporto”.

Sono quindi scafi di qualsiasi forma e dimensione (a remi, a vela, o a motore), destinati secondo la definizione di navigazione da diporto, a scopo sportivi e ricreativi dai quali esuli il fine di lucro. L’unità può essere utilizzata anche a fini commerciali, con contratti di locazione e noleggio, per l’insegnamento della navigazione da diporto e come unità appoggio dai centri di immersione (diving) per le immersioni subacquee a scopo sportivo e ricreativo.

In relazione alla lunghezza, misurata secondo gli standard armonizzati, le unità da diporto sono denominate:

Nave da diporto: unità con scafo di lunghezza superiore ai 24 m.

Imbarcazione da diporto: unità con scafo di lunghezza compresa tra m. 10,00 e 24,00 m.

Natanti da diporto:

  • unità a remi
  • le unità con scafo di lunghezza pari o inferiore a 10,00 m;

I Limiti di navigazione

Le unità con il marchio CE, in relazione alla categoria di progettazione, sono abilitate alle seguenti specie di navigazione:

  • Categoria A : senza alcun limite;
  • Categoria B : con vento fino a forza 8 e onde di altezza significativa fino a 4 metri (mare agitato);
  • Categoria C : con vento fino a forza 6 e onde di altezza significativa fino a 2 metri (mare molto mosso);
  • Categoria D : per la navigazione nelle acque protette, con vento forza 4 e onde di altezza significativa fino a 0,3 metri.

Per misurare la forza del vento si usa la scala Beaufort . Per altezza significativa dell’onda s’intende l’altezza media calcolata considerando un terzo delle maggiori altezze d’onda osservate in un dato periodo. La valutazione degli elementi meteomarini è fatta dallo skipper che si assume anche la responsabilità di impiegare l’unità nei limiti della categoria di progettazione assegnata dal costruttore, secondo le istruzioni riportate nel manuale del proprietario.

Numero di persone trasportabili

Per le unità prodotte in serie il numero delle persone è determinato dalla certificazione di omologazione correlata dalla dichiarazione di conformità. Quando a bordo sono trasportate attrezzature sportive subacquee, il numero delle persone trasportabili è ridotto in ragione di una persona per ogni 75 kg di materiale imbarcato.

A bordo delle unità prototipo o di serie non omologata possono essere imbarcate:

  • 3 persone per le unità di lunghezza f.t. fino a m. 3,50 ;
  • 4 persone per le unità di lunghezza f.t. superiore a m. 3,50 fino a m. 4,50 ;
  • 5  persone per le unità di lunghezza f.t. superiore a m. 4,50 fino a m. 6,00 ;
  • 6  persone per le unità di lunghezza f.t. superiore a m. 6,00 fino a m. 7,50 ;
  • 7  persone per le unità di lunghezza f.t. superiore a m. 7,50 e fino a m. 8,50 ;
  • 9 persone per le unità di lunghezza f.t. superiore a m. 8,50 .

Navigazione con i tender

I natanti a motore fino a 10 metri di lunghezza , quando utilizzati come “tender”, devono riportare sullo scafo la sigla e il numero d’iscrizione dell’unità madre. Nel corso della navigazione entro un miglio dalla costa o dall’unità-madre, se si trova al largo, è obbligatorio avere a bordo i mezzi di salvataggio individuali (cinture di salvataggio e salvagente) con esclusione delle altre dotazioni. Il tender deve essere munito della dichiarazione di potenza del motore o del certificato d’uso , nonché della polizza assicurativa a prescindere dalla potenza .

Navigazione negli specchi acquei o sottocosta

La navigazione da diporto lungo la fascia costiera è disciplinata con ordinanza del Capo del Compartimento Marittimo, la quale stabilisce i limiti entro i quali è vietata la navigazione a motore, generalmente nella fascia dei 300 metri dalla costa (o distanze maggiori, come nelle zone adriatiche), tra le ore 08.30 e le 19.30 , per ragioni di sicurezza dei bagnanti in cui. Le unità che durante la notte sostano in questa fascia al mattino devono allontanarsi. Inoltre, nella fascia costiera dei 1.000 metri la velocità delle unità non deve superare i 10 nodi.

La partenza e l’atterraggio sono consentiti alle seguenti condizioni:

  • a) nei corridoi di atterraggio (in cui è vietata la balneazione), con velocità non deve superare i 3 nodi;
  • b) nelle zone senza corridoi, non frequentate da bagnanti (espressamente indicate nelle ordinanze), bisogna procedere a lento moto, perpendicolarmente alla spiaggia, adottando tutte le precauzioni atte a evitare incidenti.

Le unità di lunghezza oltre i 7 m. quando sono alla fonda , devono mostrare dove è meglio visibile un pallone nero di diametro adeguato .

Navigazione temporanea

Cambiano le regole anche per l’autorizzazione alla navigazione con “ targa prova ”. Oltre ai cantieri e ai costruttori di motori marini , il rilascio è esteso alle aziende di assemblaggio e allestitori e ai mediatori del diport o e l’uso è esteso anche a Saloni ed eventi espositivi aziendali all’estero. Fino all’implementazione del registro telematico, continuerà a essere rilasciata dal Capo del circondario marittimo o dal Capo dell’ufficio motorizzazione o, per le navi da diporto, dal Capo del compartimento marittimo nella cui giurisdizione l’impresa ha sede principale o secondaria.

La navigazione temporanea deve avvenire utilizzando una targa costituita da due tabelle apposte su ciascun fianco della metà a destra di prora e a sinistra di poppa con caratteri neri su fondo bianco da cui risulti la sigla dell’ufficio che ha rilasciato l’autorizzazione, il numero progressivo della stessa e la scritta “Temporanea”.

La navigazione è effettuata sotto la responsabilità del titolare dell’autorizzazione e l’atto di autorizzazione vale come documento di bordo abilitando alla navigazione anche in acque internazionali, per il periodo necessario nei limiti consentiti dalle caratteristiche di costruzione (categoria di progettazione) dell’unità interessata. L’autorizzazione può essere richiesta anche in lingua inglese, ha una validità biennale ed è rinnovabile con annotazione sul documento originale.

Per le prove tecniche di scafi e motori è necessaria la presenza a bordo di una persona in possesso del certificato “First aid” se la navigazione avviene a 3 ore di navigazione da una postazione medica, o di un “Medical care” in caso di distanza maggiore.

Chiunque usa abusivamente la targa prova è punito con una sanzione amministrativa da 2.755 a 11.017 euro.

Arrivi e partenze dei commercial yacht

Il nuovo Codice cancella le procedure di arrivo e partenza delle navi da diporto UE, sia pleasure, sia commercial, e per le navi pleasure con bandiera extra UE . Le procedure permangono in forma semplificata per le sole unità commerciali con bandiera extra UE : la presentazione della nota di informazioni all’autorità marittima all’arrivo e del rilascio delle spedizioni prima della partenza sono limitate al primo porto italiano e all’ultimo prima di lasciare il Paese.

In base alla circolare 8 agosto 2014, le suddette semplificazioni devono considerarsi estese alle unità ricomprese nella classifica “passenger yacht code” nell’ambito del Red Ensigne Code Group, adibite al trasporto fino a 36 passeggeri .

Indicativo SAR

Ai fini della salvaguardia della vita umana in mare, è stato istituito l’indicativo SAR per i natanti da diporto – I diportisti hanno la facoltà di contraddistinguere il proprio mezzo nautico da un numero identificativo preceduto dalla sigla “ITA” , assegnato, su specifica richiesta, dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.

Il numero assegnato serve esclusivamente a identificare il natante nei casi di ricerca e soccorso in mare. Secondo le ultime notizie, il sistema di identificazione non è stato ancora istituito.

Denuncia di evento straordinario

Nel caso che nel corso della navigazione si verifichi un evento straordinario relativo all’unità o alle persone a bordo lo skipper deve farne denuncia all’autorità marittima o consolare (se all’estero) entro 3 giorni dall’arrivo in porto . L’invio può essere effettuato anche per fax o via telematica.

Qualora l’evento abbia coinvolto l’incolumità fisica delle persone, il termine è ridotto a 24 ore.

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Il “nuovo titolo” professionale di Ufficiale di navigazione del diporto di 2ª classe

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Il piano triennale del mare

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COMMENTS

  1. yacht in Vocabolario - Treccani - Treccani - Treccani

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  7. Google Traduttore

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  8. Italian Phrase: Che cosa vuoi dire? (What do you mean?)

    Ma che cosa vuoi dire? Non capisco. = What do you mean? I don’t understand. Another possible way to word this phrase is by using the verb intendere which means “ to intend “. However it will give the phrase an even more formal tone. You can also add di preciso, which means exactly, to add extra emphasis.

  9. Termini marinareschi e parti della barca: il vocabolario del ...

    Poppa e prua (o prora) della barca sono rispettivamente la sua parte posteriore e anteriore. Dritta e sinistra invece sono i termini marinareschi che hanno sostituito i desueti babordo e tribordo, ovvero parte destra e sinistra della barca guardando la prua. Il ponte è una struttura continua orizzontale che copre lo scafo completamente.

  10. Classificazione Unità da diporto e limiti di navigazione

    Nave da diporto: unità con scafo di lunghezza superiore ai 24 m. Imbarcazione da diporto: unità con scafo di lunghezza compresa tra m. 10,00 e 24,00 m. Natanti da diporto: unità a remi. le unità con scafo di lunghezza pari o inferiore a 10,00 m;